L’Europa resta l’orizzonte politico necessario di tutti i suoi cittadini, semplicemente perché nessuno degli Stati che ne sono parte ha le dimensioni e le risorse sufficienti per affrontare la complessità e le sfide globali del nostro tempo.
Il Covid-19 è la prova di questa dato di fatto: non ci sarebbe un singolo Paese del continente in grado di affrontare le conseguenze sanitarie, economiche e sociali della più grave crisi dal dopoguerra a oggi senza il sostegno dell’Europa, che, presieduta per la prima volta da una donna, ha saputo andare oltre i propri limiti burocratici e finanziari per formulare un piano di rilancio di entità e ambizioni inedite.
Nello stesso tempo, è evidente che i vincoli che impediscono all’Unione Europea di esprimere pienamente il suo potenziale politico, economico e culturale restano molti. Per troppi anni, Bruxelles è stata dominata da persone che hanno anteposto, per varie ragioni, la dimensione finanziaria alla visione politica.
Oggi è indispensabile un cambiamento profondo dell’Unione, che risolva la sua crisi identitaria e si alimenti dello spirito dei suoi padri fondatori, che – dopo la seconda guerra mondiale – pensarono a con coraggio e lungimiranza a un’unità politica dei Paesi europei in nome del progresso e della pace. Cambiare l’Europa richiede, a nostro avviso:
– Una valorizzazione delle sue identità territoriali, delle loro vocazioni specifiche e delle loro affinità sovranazionali, secondo quel modello prettamente europeo che furono le Polis o Città-Stato dell’antica Grecia, culla della democrazia;
– Un peso politico maggiore dell’Unione rispetto ai suoi Stati-membri, soprattutto nei tre ambiti che venivano un tempo definiti come «Spada, Moneta e Feluca»: la difesa comuna, l’economia e la politica estera;
– Il rilancio di un antico progetto: quello di una Carta Costituzionale europea, che diventi la colonna portante di una politica più forte e unitaria e limiti i poteri di intervento e di veto dei suoi Stati che, come vediamo anche in questa fase storica, possono compromettere il bene di tutti in nome degli interessi di pochi.
Solo attraverso queste riforme potremo realizzare la visione dei fondatori dell’Unione, definibile, per citare uno di loro, cioè Alcide De Gasperi, come «la nostra patria Europa».